La Rari del cribbio e del culatello

Pubblichiamo oggi l’articolo di Andrea Pisano, attuale allenatore della 1^ Squadra e, negli anni scorsi, uno dei giocatori più rappresentativi della storia biancorossa, il primo ad indossare la calottina della Nazionale Italiana.

Molti sono i ricordi di persone, atleti, dirigenti, genitori; probabilmente si potrebbe scrivere un libro solo di aneddoti. Uno dei primi mi fa ritornare alla prima finale nazionale allievi a Roma ( direi 1976 ) quando, dopo aver viaggiato, ci stiamo preparando ad andare al Foro Italico per la prima partita e, cercando fra i documenti, ci si accorge che i cartellini sono rimasti a Savona, il che praticamente è come guidare un’auto senza patente o senza libretto di circolazione, assolutamente vietato. Il dottor Selis, notoriamente molto educato anche se energico nei modi di fare, a quel punto perde le staffe ed inanella una serie di improperi che a noi ragazzini fanno piegare in due dalle risate anche per via della sua proverbiale erre moscia. Tutta la scena viene ripresa da mio padre con una cinepresa super 8 (purtroppo senza audio), ma nel momento delle imprecazioni avviene un oscuramento delle immagini (assolutamente non voluto) che ripartono con il dottore ancora agitato, ma di spalle, come se la cinepresa per pudore si fosse autocensurata. Pur essendo appassionato di elettronica non sono mai riuscito a trovare una spiegazione tecnica sull’accaduto.

A metà degli anni ’70 in estate, facevamo tre allenamenti al giorno ed il primo era nella piscina dei Bagni Sport ad Albissola Marina, acqua di mare ghiacciata rigorosamente non riscaldata così che alle 8 di mattina” l’amato” allenamento di nuoto risultasse ancora più amato. Capitava, allora, che Claudio si buttasse in acqua un po’ alterato per dimostrarci che i nostri erano solo capricci. Claudio ha giocato fino alla serie B con grande intelligenza tattica e un po’ meno prestazioni dal punto di vista natatorio e di forza di gambe. Ma posso affermare,senza smentita alcuna, che in quelle dimostrazioni raggiungeva una velocità ed una altezza sull’acqua da far invidia al più forte dei pallanuotisti dell’epoca. Ed inoltre aggiungeva:”ma come c….o fate a dire che è fredda!”……..

Nella seconda metà degli anni ’70, sempre molto giovani, facciamo parte della prima squadra in serie B. All’epoca per contenere i costi la Federazione faceva giocare una partita al sabato ed una la domenica, così è capitato che il sabato giochiamo a Bologna e la domenica a Trieste. Ci

va di lusso perchè per una serie di concomitanze capitiamo in un paese vicino Bologna dove c’è la sagra del culatello e ci viene servita una cena/degustazione spaziale; il giorno dopo vicino Trieste capitiamo in un albergo dove c’è un matrimonio e veniamo coinvolti nel loro pranzo, insomma una trasferta più all’insegna dell’abbuffo che dello sport (per inciso abbiamo vinto entrambe le partite).

Un altro anno ricapitiamo a Trieste, ma in un altro albergo decisamente più modesto, ma soprattutto niente matrimoni, ma camere usate per incontrare donne simpatiche di facili costumi a tutte le ore del giorno e della notte, così tra il divertito e l’incuriosito le ore di sonno sono state veramente poche (per inciso partite vinte, ma niente “abbuffata” in nessun senso).

Nella Rari sono stato capitano, ma ovviamente prima di me ce ne sono stati altri e colui che da tutti è riconosciuto come “il capitano” è Fulvio Falco, esempio di correttezza sportiva e non, tutto quello che ti aspetti da un compagno di squadra più grande di te e con una educazione famigliare ferrea. Mai sentito una parolaccia. Così capita che in una partita a Voltri il mio capitano prende la posizione di centroboa ed inizia una delle sue battaglie contro l’ avversario. E’ il 1978 o giù di lì ed io sono un giovane di belle speranze, già dotato di un tiro molto potente e a volte un po’ impreciso. Il mio avversario sceglie di fare zona su di me alzando un braccio e stando il più alto possibile. Inizio a fintare, finchè decido di tirare con tutta la forza che ho per aggirare il braccio che ho davanti. In una frazione di secondo penso di aver effettuato proprio un bel tiro, ma la palla non la vedo né in porta né tra le braccia del portiere, né è finita fuori. Un attimo dopo realizzo che il “missile” che ho sparato è arrivato dritto dritto in faccia al mio capitano ! Il colore del suo viso è rosso/violetto per la fatica, per la pallonata e per l’incazzatura e penso che nel giro di un’altra frazione di secondo sentirò per la prima volta una parolaccia detta da Fulvio. Infatti finalmente dà sfogo alla sua rabbia ed urla ” MA CRIBBIO !!! ” dove il ma sta per “ma guarda dove tiri” e cribbio sta a tutto quello che chiunque avrebbe detto, ma il mio capitano no, rimanendo fedele al suo modo di essere.

Gli schemi tattici sono dettati dalle caratteristiche dei giocatori di una squadra e a volte ne prendono anche il nome. Capita così che un nostro compagno, senza far nomi, aveva due caratteristiche: una di sudare tanto e l’altra di essere mancino . Lo schema studiato per lui a uomo in più prevedeva il suo utilizzo in una posizione inusuale per i mancini e, dopo una rotazione, l’avrebbe portato al tiro. Siccome lo schema ideato da Claudio era eccellente, avrebbe dovuto avere una grande percentuale di segnature, ma il mio compagno mancino spesso sbagliava, quindi in allenamento, ogni volta che si provava questo schema si diceva che l’esecuzione per essere perfetta doveva finire con un tiro fuori. Ma la cosa principale era che allo schema era stato dato il nome di “UNTO”, dettato da una delle due caratteristiche..immaginate voi quale.. (ciao Pier).

Potrei andare avanti con molti altri aneddoti dividendoli per periodi, per personaggi, per situazioni di gioco e di vita sociale extra piscina, alcuni si possono raccontare ed altri no, ma la cosa che più mi è rimasta dentro di tutto il periodo della scalata dalle giovanili alla serie A è l’amicizia e la complicità che ho condiviso con tutti i miei compagni, dai più grandi, ai quali mi rivolgo ancora con rispetto, a quelli che via via sono stati inseriti dalle giovanili. Quegli anni hanno coinciso con la mia crescita come persona e come atleta e molti di quei valori morali e sportivi continuano ad accompagnarmi ancora adesso.

Andrea Pisano

(Nella foto in alto Andrea Pisano festeggia la conquista della Coppa Italia nel 1990).

1976: La Rari vince il Campionato Allievi. Andrea Pisano è il secondo in alto da sinistra

1982: La Rari in Serie A. Andrea Pisano è il terzo in alto da sinistra
1991: La Rari vince il suo primo Scudetto. Andrea Pisano è il terzo in basso da destra