Continuano i ricordi dei “ragazzini terribili” della Rari. Oggi a raccontarci i suoi esordi è il portiere Paolo Crapiz.
“La mia Rari” inizia nello studio del medico di famiglia. “Lo sport più completo è il nuoto – sentenzia il dottore – e poi, Signora Crapiz, suo figlio ha una leggera scogliosi, quindi quale rimedio migliore?” Da quel giorno ho nuotato per oltre vent’anni e la scogliosi è rimasta lì dov’era allora.
Al mio primo corso di nuoto nella piscina “Eroe dei due mondi” andavo con l’amico del cuore Mauro Porta. Nel nostro gruppo c’era un bambino che nuotava come un treno, non si fermava mai e ci superava di continuo. Quando noi finivamo l’esercizio (due vasche così, quattro vasche cosà) e ci attaccavamo al bordo a riposare lui era già partito da un pezzo; praticamente lo rivedevamo in faccia alla fine della lezione. Si chiamava Rando e sarebbe entrato anche lui nella Rari ma nella squadra di nuoto.
Al secondo corso di nuoto (di perfezionamento) andavo, qualche volta, a piedi con una mia compagna di classe, Alessandra Berutti (decisamente meglio di Mauro Porta). Dal quartiere Santa Rita fino al prolungamento senza dirsi nulla in un silenzio perfetto; d’altra parte cosa hanno in comune un bambino ed una bambina di undici anni? L’istruttore del corso di nuoto era Claudio Mistrangelo che a quei tempi vedevo come un simpatico guascone che spadroneggiava a bordo vasca tra gli altri allenatori. Un giorno, verso la fine della lezione, si presentò un bambino piuttosto basso (non sarebbe poi molto cresciuto neppure negli anni a venire), dai capelli a spazzola e lo strano profilo. Si muoveva in modo deciso, si guardava attorno con aria di sfida, faceva roteare gli occhialini attorno all’indice come un pistolero rotea la colt, era così sicuro, era ….come dire…… era…. carismatico! Mistrangelo ce lo presentò dicendo: “questo è uno dei miei ragazzi della squadra di pallanuoto, è venuto a provare i 100 metri (o 50? non ricordo)”. Il bambino basso e carismatico fece qualche vasca di riscaldamento poi uscì sul bordo e si sistemò sul blocco ad attendere il via. Mistrangelo l’aveva presentato come il più veloce della squadra; tutti noi dei corsi di nuoto lo fissavamo, gli istruttori lo guardavano, la tensione era palpabile, lui era calmo, perfettamente a suo agio al centro dell’attenzione, era….. un mattatore!
Il fischio, il tuffo, le vasche divorate, l’arrivo in un attimo.
Mistrangelo mostrava il cronometro ai suoi amici: facce stupite, ampi gesti di approvazione, pacche sulle spalle e complimenti si sprecavano. Quello che si issò sul bordo non era più un bambino; in un attimo, ai miei occhi, era diventato un ragazzo. “Bravo Fabrizio – si complimentò Mistrangelo – hai fatto…” (non ricordo il tempo ma se avesse detto 10 secondi ci avrei creduto); “ma adesso – aggiunse – ti faccio vedere una cosa”, poi si voltò verso di me dicendo: “Paolo alza un po’ le braccia, ma non stare lì vicino al bordo. Dai, mettiti al centro della corsia almeno ti vediamo!” Così, riluttante di fronte a tanti sguardi, alzai le braccia più che potevo, con la testa ben fuori dall’acqua, in quel gesto della “bicicletta” che avrebbe segnato i miei seguenti ventidue anni di pallanuoto. “Che ne dici eh? – proseguì rivolto a Fabrizio – Un bel galleggiamento, ci potrebbe servire per la squadra eh?”
Il ragazzo, basso, carismatico e mattatore mi sorrise. Sì avrei fatto pallanuoto! Magari potevo diventare suo amico.
Paolo Crapiz
(Nella foto in alto la formazione Esordienti Campione d’Italia nel 1975. Paolo Crapiz è il secondo in piedi da destra).