Ricordare i tempi in cui giocavo nella Rari vuol dire per me tornare con la mente ad una passione durata dieci anni. Ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza umana e sportiva di grandissimo spessore che penso abbia in qualche modo contribuito a formare la persona che sono adesso.
E’ stato per me possibile essere diretto testimone ed anche protagonista di un grande fenomeno sportivo che ha portato una società pallanuotistica da movimento strettamente locale a grande realtà di livello nazionale. Il destino ha poi voluto che fossi l’unico giocatore della squadra che nel ’73 vinse il campionato di promozione ad approdare in serie A, dopo nove anni consecutivi di battaglie in vasca.
La mia storia comincia nel ’73, quando l’allora Amatori Nuoto Savona mi acquista dal Celle, squadra di promozione che nel suo primo e unico campionato ottiene il poco lusinghiero score di 16 sconfitte, 1 pareggio e 0 vittorie. A Savona trovo il Dr. Giovanni Selis, deus ex machina e factotum della società. Allenatore-giocatore è Luigi Cola, ex Mameli e grande promessa della pallanuoto nazionale, frenato nella sua carriera da difficili rapporti con la classe arbitrale. Capitano della squadra nonché giocatore più rappresentativo è Claudio Mistrangelo alla testa di numerosi giovani: Caputo, Ribelli, Sergi, i fratelli Bragantini, Cavallo, Ghersi. Nuovi acquisti sono G.B. “Bubu” Buscaglia giocatore estroso e di classe proveniente dalla Mameli che diventerà affermato cardiologo e mio storico amico, e Nunzio Di Stefano, portiere, proveniente dal Sori che subito si afferma con frasi storiche :”meno mi alleno e più paro” oppure, relativamente al suo passato, “porcu chen! Eravamo sette beline ma quando entravamo nell’acqua non ce lo menava nessuno!”
Con l’inserimento del navigato Carbone (“Carbun cu l’è bun!”) per le finali di Lodi, riusciamo a portare a casa la tanto sospirata promozione dopo una serie di tiratissime ed incerte partite.
Dopo l’arrivo di Angelo Cola, fratello di Luigi e di Carlo Salino, la compagine si dimostra subito competitiva anche nella serie superiore sfiorando il passaggio in B per un solo gol di differenza reti nei confronti del Cagliari. Sono questi ancora i tempi eroici della pallanuoto giocata in mare: ricordo come fosse adesso due partite combattutissime, una nel porto o forse sarebbe meglio dire nel petrolio di Cagliari e l’altra a Vernazza letteralmente circondati da un pubblico ostile e battagliero assiepato sui moli e sulle barche attorno al campo di gioco.
Nel 1975 non c’è storia: vinciamo il campionato a punteggio pieno! 18 partite 18 vittorie e siamo in serie B nazionale!
Si apre qui una pagina di storia della Rari a cui sono particolarmente affezionato perché il 1976 sarà un anno a mio parere fondamentale per il futuro della squadra e della società.
L’assetto dirigenziale cambia ed assume una struttura più articolata. Si inseriscono nuovi dirigenti: Leo Capello, neopresidente, Bruno Pisano (impeccabile organizzatore di trasferte), Franco Sciacero, Luigi Rolandi, Pietro Rebagliati, Mario Borsarelli e mio padre Alberto. Molti sono genitori dei giovanissimi fenomeni del settore giovanile che sotto la guida di Mistrangelo hanno cominciato a far incetta di titoli di categoria.
Si verifica anche un cambio della guardia a livello tecnico con l’arrivo dal Bogliasco di Luciano Cucchia che sostituisce Cola in qualità di allenatore-giocatore.
Vengono introdotte nuove metodiche di allenamento: sedute quotidiane per tutto l’anno, preparazione a secco con i pesi e partite di allenamento con compagini di serie superiore.
La formazione vede il solo acquisto del portiere Paolo Palli dalla Mameli che compensa l’abbandono di Angelo Cola per fine attività. Le difficoltà che andiamo ad affrontare sono aumentate dal fatto che non disponiamo di una vasca regolamentare da 33 m. a Savona e, pertanto, siamo costretti a giocare le partite casalinghe a Voltri. Evitare la retrocessione sarà impresa niente affatto agevole!
La stagione si snoda tra alti e bassi clamorosi: otteniamo punti impensabili in vasche difficilissime (Chiavari, Nervi e Lodi) ma contro le dirette rivali per la salvezza siamo disastrosi.
Viviamo momenti difficili e di grande tensione arrivando anche a sperimentare il training autogeno prima della partita in trasferta con il Como, che ci sotterra per tanti a pochi con Cattino mattatore.
Passiamo, poi, ai ritiri prepartita al santuario dell’Acquasanta sopra Voltri, ma dobbiamo giocarci tutto nell’ultimo weekend di campionato contro Fanfulla e Triestina in casa. Sono due autentiche battaglie, soprattutto quella con il Fanfulla, squadra ostica, tosta, tutti buoni pallanuotisti ed ottimi picchiatori. Io, giocatore di media taglia e veloce devo marcare Fulvio Ferrari detto “Black Macigno”, 20-25 Kg più di me che nella partita di andata ha rotto il naso a Otello Brigantini.
A Claudio Mistrangelo, il nostro difensore più di peso e meno rapido, viene affidato Bartiloro velocissimo e tecnico. Nonostante la bizzarria di queste marcature disputiamo entrambi un’ottima partita e alla fine è 4-2 per noi con un gol di palombella di Claudio rimasto famoso. Il giorno dopo la Triestina cade sotto i nostri inesorabili colpi e siamo salvi!
Secondo me queste sono le due partite chiave nella storia della Rari, perché se non le avessimo vinte, saremmo retrocessi e chissà…….forse qualcosa sarebbe cambiato….
Il 1977 vede la nascita ufficiale della Rari Nantes Savona che si distacca così dall’Amatori Nuoto.
L’inserimento di Luigi Traverso e l’affermazione sempre più netta dei giovani del vivaio rendono possibile, a fine stagione, il raggiungimento di un ottimo quarto posto.
Con il 1978 finisce il biennio di Cucchia ed inizia l’era Mistrangelo alla guida della Rari.
Di Luciano Cucchia, persona di grande umanità e simpatia, conservo un caro ricordo: tanti chilometri percorsi assieme su e giù per la riviera per partite ed allenamenti spesso accompagnati da Palli, Buscaglia e Ciclone, un vivace e turbolento pastore tedesco.
L’avvento di Mistrangelo in panchina segna l’inizio della parte più prestigiosa della mia carriera pallanuotistica. Viene dato inizio ad un’esaltante progressione di risultati che porteranno alla conquista della seria A nel 1981. Tra il 1979 ed il 1982 questa formazione sarà in grado di disputare due campionati e mezzo senza subire sconfitte, sfiorando la promozione già nell’80 dopo 15 vittorie e 3 pareggi. L’ossatura della formazione è costituita dalle formidabili infornate degli anni 60-63 : Crapiz, Pisano, Zunino, Bortoletto, Sciacero, mio fratello Fabrizio, La Cava, Rolandi.
Di questo “dream team”, nel 1979, ho l’onore di diventare il capitano, mantenendo i gradi fino alla fine della mia milizia nelle file della Rari nel 1982.
Claudio Mistrangelo è il fondamentale direttore di questa fantastica orchestra, totalmente fatta in casa, capace di ottenere risultati così eclatanti.
Le chiavi del suo e nostro successo sono, a mio parere, da una parte la sua feroce determinazione, dall’altra una particolare inclinazione, o, forse, sarebbe meglio dire “vocazione” al ruolo di allenatore. Claudio è nel mondo della pallanuoto un antesignano, uno che porta cultura, preparazione scientifica, studio, programmazione. Lo ricordo fin dal 1977 scrivere intere quadernate di appunti, schemi, elaborazioni tattiche, rielaborazioni, preparazioni individualizzate, insomma fantascienza per quel tempo. Il risultato di tutto ciò è che quando andiamo in acqua siamo macchine da guerra!!
Dal 78 viene introdotto tre volte alla settimana il doppio allenamento, ed il primo è alle 6.30 del mattino. D’estate, con le scuole chiuse, viene spostato a mezzogiorno. Avendo io impegni ospedalieri e non potendo essere presente, vengo agevolato recuperandolo alle 6.00. Ancora adesso dopo oltre 30 anni ho nitidi quei ricordi: l’alba, io, Emanuela, allora di pochi anni oggi affermata ginecologa e suo padre , il “Capo” (Mistrangelo) alzatosi alle 5 per allenare me (non Estiarte ) in serie B!!! Il Capo è così non molla mai. E’ capace di vedere se quando fai uno scatto non tiri mezza bracciata, o di volare in acqua semivestito e di urlarti di tutto a 1 cm dalla faccia se sbagli l’uomo in più durante un allenamento (Mestre ’79, protagonista Pier Luigi Bortoletto, dotato di capacità sovrannaturali di farlo imbufalire in un nanosecondo).
Gli anni della serie B, culminati con la grande vittoria del 1981, per me costituiscono un caro ricordo anche perché sono stati anni in cui ho potuto condividere esperienze gioiose e gratificanti con mio fratello Fabrizio e mio padre. Con l’altro mio fratello, Francesco, potrò giocare solamente a fine carriera,per un anno, nel Savona 85.
Nel 1982 con la serie A si conclude la mia avventura alla Rari Nantes. Oramai i giovani sono cresciuti talmente che stento a tenere il loro passo. Inoltre l’acquisto di Roberto Del Gaudio (altro giocatore rilanciato da Claudio) favorisce il mio impiego soprattutto come panchinaro. Ma, nonostante tutto, qualche piccolo spazio riesco a ritagliarmelo e qualche piccola soddisfazione me la prendo, finendo si può dire in bellezza.
Vorrei adesso concludere con un ringraziamento ed un ideale abbraccio a tutti coloro che mi hanno accompagnato nel corso di questi lunghi anni. Penso a tutti i compagni di squadra, agli allenatori e ai dirigenti. Penso a parenti, amici, mogli, fidanzate (ne ricordo due storiche, mia cugina Cristina e mia cognata Cristiana) ed appassionati che ci hanno seguito quando non avevamo una vasca nostra.
Penso anche agli avversari e agli arbitri che forse all’epoca consideravo con ostilità.
Qualche anno fa, prima di una partita della Rari, ho ricevuto un premio e la Gazzetta dello Sport mi ha addirittura ricordato come “capitano storico” della formazione che nell’81 vinse la serie B.
Questo riconoscimento, che francamente non credo di meritare, ma di cui sono estremamente orgoglioso, non sarebbe mai stato per me raggiungibile senza il vostro insostituibile aiuto.
Fulvio Falco
Curriculum:
Ho disputato nella Rari 10 campionati consecutivi dal 1973 al 1982. Non ero un giocatore di classe. Agonismo e grinta le mie doti migliori. Ho inventato le “cravatte” (se a qualcuno interessa sapere cosa sono, lo spiegherò in un prossimo eventuale articolo). Oggi ho 57 anni e lavoro in ospedale
come anestesista.
(Nella foto in alto, scattata a Taranto nel 1981, sono schierati da sinistra: Rolandi, Falco Fabrizio, Boselli, Falco Fulvio, Sciacero, Arca, Bortoletto, Di Noia Stefano, La Cava Luca, Pisano, Zunino, Crapiz).
Il Capitano di una squadra deve essere l’uomo che ne rappresenta lo spirito, l’anima. Così la penso, da sempre. Non importa se è il più bravo o il più talentuoso, ma è necessario che in lui siano evidenti quelli qualità che identificano la squadra e, meglio, la società.
L’età, l’anzianità, la continuità sono gli indispensabili corollari del ruolo, ma lo spirito di appartenenza, l’identificazione con un progetto e un’idea ne sono l’essenza, ben al di là del carisma o della carriera.
La Rari ha avuto grandi capitani, nomi prestigiosi che l’hanno rappresentata al meglio, ma Fulvio Falco non è stato un capitano, è stato IL CAPITANO.
Scarso interesse alla visibilità personale, sacrificio totale per la squadra, passione enorme, etica sportiva cristallina, convinzione quasi acritica che il lavoro serio paghi sempre, duro con gli altri perché durissimo con se stesso, difensore strenuo dei compagni ma impalcabile martellatore di chi non si impegnava allo spasimo.
E se si dovesse cercargli un difetto bisognerebbe andare nella direzione del tropo e non del poco, troppo serio troppo duro con se stesso troppo perfezionista, vero simbolo, per me, di quegli atleti, pochi ma esistono, che un allenatore deve frenare e non spingere.
E’ stato più di un aiuto, è stato l’enzima morale di un gruppo di giovani talenti in crescita, il capitano perfetto per guidare una pattuglia che, senza impianto senza mezzi e senza tradizione, voleva scalare una montagna. E la scalò.
Come è stato l’atleta in vasca, così è stato per me l’uomo fuori: uno verso il quale sei sempre in debito.
Ricopriva in modo egregio, lui di non grande taglia, il ruolo di centroboa che allora aveva un’interpretazione regolamentare completamente diversa. Tatticamente indispensabile, fu, come dice lui stesso, un clamoroso ” venditore di cravatte”, specie nell’anno della promozione in A. Che cosa erano e come le vendeva ha promesso di raccontarlo in un prossimo pezzo.
E se lo promette Fulvio, trattasi di certezza.
Claudio Mistrangelo