L’ex giocatore della Rari anni’70 Gianguido Rocca si racconta in un’intervista realizzata dalla nipote.
D: Come hai cominciato a giocare a pallanuoto ?
R: In realtà io ho iniziato come nuotatore. Sono arrivato all’Amatori Nuoto Savona intorno al 1962 perchè il settore giovanile della pallanuoto non esisteva ancora .
D: Quindi all’inizio eri un nuotatore ?
R: Sì come stile avevo scelto “delfino” perchè era lo stile di Ugo Noberasco che era il mio idolo in quanto “cuccava” alla grande!
D: Poi sei passato alla pallanuoto. Come sono stati gli esordi ?
R: Ultimi non siamo mai arrivati ma, specie al primo anno di allievi, abbiamo subito certe batoste!!!!
Devi sapere che ci allenavamo solo d’estate ad Albissola Marina nella piscina di via Aurelia mentre le altre squadre erano super allenate come il Genova Nuoto: non so neanche il punteggio con cui abbiamo perso quella volta! Ricordo solo il nostro portiere (Sandro “Paciugo” Farrauto) che tentava con le braccia incrociate di proteggersi il viso dal fuoco continuato dei Genovesi.
D: Hai altri ricordi ?
R: Nel nostro secondo campionato allievi un errore di valutazione sugli incroci dei gironi di Stevin, allenatore delle due squadre della Mameli-Voltri, ci ha permesso di accedere alla semifinale di Cremona. Nella seconda partita contro ”Edera TS” su una panchina (ma non della piscina, una panchina di un parco alberato di Cremona) Gian, Luciano, Claudio ed io discutemmo a lungo e animatamente su “Chi marca Zolia ?”….. e da allora ho capito che Claudio (Mistrangelo) si sarebbe interessato di tattica!
P: Ma non avevate l’allenatore ?
R: Avevamo l’allenatore, il presidente, il motivatore e il dottore : il grande Giovanni Selis; è lui che ci ha insegnato che un pallanuotista deve avere le “palle”. E’ grazie al dottor Selis che ho trascorso con tanti amici anni spensierati amando la pallanuoto!
(Nella foto in alto la formazione dell’A.N. Savona che militò nel campionato di Serie D 1968. In piedi da sinistra: Testa, Rocca, Mauri, Recagno, Boragno, Ghersi, Feltri. Accosciati da sinistra: Cola, Carbone, Cannata, Ribelli, Mistrangelo).
Paese, asilo, elementari, stabilimento balneare, calcio d’inverno sulla piazzetta della chiesa Concordia e alla Santa Cecilia, pallanuoto d’estate nella piscina Aurelia.
Tanto abbiamo condiviso io e Gianguido Rocca. Una di quelle amicizie di paese che non sono scelte, ma destini. Lui rappresenta qui tutti gli altri albisolesi con cui ho condiviso infanzia e adolescenza, calcio e pallanuoto.
Giustamente perché di pallanuoto mi parlò lui per primo. Con lui vidi le mie prime partite, con lui condivisi l’ammirazione per Ugo Noberasco e Sandro Dotta e per le ragazze che li ammiravano.
Poi giocammo assieme per diversi anni. Aveva talento, ma non disciplina. Il primo di tanti che ho visto, negli anni, non portare a maturazione una facile predisposizione.
E’ rimasto un eterno tifoso della Rari. C’era nella notte folle, e imbriacata, del primo Scudetto e c’era ancora ad Imperia nella più compassata conquista della Len 2005. E quando non c’era, perché in giro per i mari del mondo a comandare i motori di qualche petroliera, puntuale arrivava il telegramma di felicitazioni.
Il suo testo mi porta a due riflessioni una seria e una che seria non lo è per nulla (ma chissà ?).
Prima considerazione. Seria. Il peso notevole della piccola Albissola nella storia della Rari: Rocca, Recagno, Boragno … insomma tutto il gruppo dei Sant’Antonio, poi Carlo Salino, poi Zunino, Pisano, Mordeglia, poi Petronelli, Gagliardo …
Seconda considerazione. Poco seria. Il peso del “cuccaggio” nel fascino della pallanuoto estiva. Anche ora i pallanuotisti cuccano e, di certo più di prima. Ma in proprio. Non grazie alla piscina e alla pallanuoto: chiuse invernali e tristi. L’estate, le piscine scoperte, le notti calde, le luci sul campo come su un ring e tanti bei ragazzi facevano sì che ancora ai tempi di Rarimania ’91 ( tempi di Estiarte, Ferretti, Bovo tanto per intenderci) la maggioranza del pubblico fosse femminile.
Altro che preoccuparsi del crollo dell’audience televisivo.
Claudio Mistrangelo