La Rari dei protagonisti

Una società immersa nel presente o proiettata nel futuro prossimo e mai rivolta al passato. Sempre e da sempre. Questo è stato uno dei caratteri della Rari che ho conosciuto, una delle sue forze, una delle sue debolezze.

Pressata dal presente, nell’urgenza dell’immediato futuro la Rari ha operato accelerazioni, svolte, e ricostruzioni e, finora, quasi sempre positive, se non vincenti. Ma svolte, accelerazioni e ricostruzioni – come tutte le scelte – non sono solo positive, perché producono lacerazioni e ferite.

Quest’anno contiamo i primi 30 anni di Serie A e quasi non ce ne accorgevamo. Perché la Rari non si è mai voltata indietro. E’ stato, lo ripeto, uno dei suoi grandi pregi. E’ stato uno dei suoi grandi difetti, perché è una società che non sembra trovare nel suo DNA la conoscenza del suo passato e meno che mai la riconoscenza verso chi è passato.

Senza storia non c’è identità e si è precari sempre. Così in Rari non abbiamo un archivio storico, non conserviamo una cronaca scritta che ricordi i tanti protagonisti e neppure ospitiamo una bacheca che raccolga i trofei.

Perché ? Perché non si è saputo conciliare presente e passato ? Un po’ perché i protagonisti della storia Rari – quelli di adesso, quelli di prima e quelli di prima ancora – erano e sono fatti così.

Molto perché abbiamo vissuto sempre da precari, da senzatetto: 40 anni senza una piscina regolare, sempre in equilibrio sul filo di una deroga o di una delibera, sempre obbligati a giocarci tutto nella stagione seguente.

Ma ora una casa ce l’abbiamo. Ancora pagheremo i durissimi anni di Luceto che ci hanno portati vicini al collasso, ancora è lontana una “messa in regime”, ma una casa ce l’abbiamo.

In poco tempo se ne sono andati Pietro Bortoletto, Govanni Selis, Luigi Rolandi, Alberto Falco e Francesco Sciacero. Protagonisti assoluti della storia della Rari, hanno retto la società in tempi diversi ma ugualmente difficili. Un pezzo della mia vita, forse il più bello, se n’è andato con loro.

E, allora, merita di scriverla questa storia. Non quella dei dati, dei palmares e delle statistiche, ma quella dei protagonisti, certamente soggettiva, viziata dalla trasfigurazione che spesso il ricordo comporta, turbata magari dalla sofferenza di un’esclusione, esaltata dall’onda dolce della memoria giovanile … merita di scriverla.

Così abbiamo chiesto a molti protagonisti della storia della Rari di raccontarci la “loro Rari”. Pubblicheremo i loro ricordi, così come li vorranno e così come verranno, senza seguire obbligatoriamente un ordine cronologico, senza la cura maniacale del dettaglio, con il solo rispetto del ricordo, nella convinzione che la somma di tante memorie produrrà una storia meno precisa, ma più “vera”.

Insomma, una storia dei protagonisti, di quelli che un mattone, un po’ più piccolo o un po’ più grande, per fare la casa lo hanno costruito e lo hanno portato, almeno per un tratto di questa lunga strada.

Claudio Mistrangelo