Così ci autodefinimmo quasi fossimo una categoria che non sapevamo se iscrivere ad un popolo alieno o ad un’era del Pleistocene.
Ci trasferimmo a Luceto nel 2006 nella vasca scoperta costruita dalla Rari in appoggio alla costruenda vasca da 25 ed in attesa della copertura di Corso Colombo.
La vasca da 25 metri non venne mai costruita e l’attesa della copertura di Corso Colombo durò non i due anni preventivati, ma quattro.
Mi dicevano che non ci sarebbe stata differenze tra Luceto scoperta e Savona scoperta. Io, invece, temevo molto perché, da vecchio albisolese, mi ricordavo correre la gente correre sul ponte del Sansobbia nel timore di volare per il vento. Avevo ragione io.
Dal punto di vista dell’allenamento, Luceto fu qualcosa di infernale. La programmazione settimanale avveniva con il meteo e, soprattutto, con la sua variabile più imprevedibile, il vento. Quante volte mi è sovvenuta una poesia, di Rilke credo, studiata da bambino: il vento che striscia, che penetra, si sofferma …
La pioggia non era un gran problema, ma la pioggia legata al vento sì. E lo erano i teli di copertura quando volavano o si piegavano. E lo era l’acqua che ristagnava nei container – spogliatoi. E lo era ancora l’acqua che sgorgava sotto il pavimento della palestra e, infangata, circondava gli atleti che sui materassini – zattera tentavano di continuare l’allenamento.
Eppure ci allenammo con incredibile regolarità.
La lezione del 2006, quando il trasloco a Luceto quasi sfasciò quella fortissima squadra che nel 2005 aveva vinto Campionato e Len, ci aveva insegnato quali uomini potevano”vivere” a Luceto e quali accorgimenti orari avremmo dovuto prendere, trasferendo la parte principale del lavoro al mattino, inventando ogni giorno qualcosa, adattando il lavoro alle condizioni meteo.
Sono e sarò sempre enormemente grato a tutti i “lucetiani” ed allo spirito con cui hanno affrontato tutte le prove che Luceto ci ha presentato.
Ancora una volta la vita mi conferma come vero che la durezza delle prove unisce più degli agi e dei lussi. Perchè Luceto fu non solo sopravvivenza, ma anche tanto sport. Luceto fu anche il lancio di due ragazzi fino ad allora poco conosciuti come Aicardi e Deni Fiorentini, ora campioni del mondo; a Luceto Sandro Bovo e Mirko Vicevic chiusero la loro gloriosissima carriera di giocatori per iniziare quella di allenatori, a Luceto diede l’addio alla pallanuoto Raffaele Onofrietti, a Luceto esordì nel campionati italiano il formidabile Felipe Perrone, Peter Varellas crebbe fino a titolare degli Usa d’argento alle Olimpiadi di Shangai ed io ebbi modo di allenare campioni come Gerini, Whalan, Jokic, Goran Fiorentini, oltre ai “nostri”, Mistrangelo, Rizzo, Santamaria. E’ a Luceto che è tornato in Rari Alberto Angelini quasi che quella esperienza fosse uno scotto da pagare agli agi rechellini; sono di Luceto le ultime dolcissime e dolorosissime immagini in acque savonesi di Nicolò Morena e Francesco Damonte … e a Luceto che hanno tirato le loro prime pallonate Giovanni e Lorenzo Bianco, Luca Damonte, Jacopo Alesiani, Luca e Andrea Fulcheris, Edoardo e Jacopo Colombo, ora tra i protagonisti del nuovo Savona 2012.
Il deserto dei tartari lucetiano creò una comunità che visse quegli anni in un’infinta attesa guardando, al di là del fiume, il lento cantiere di un villaggio che non veniva mai su e, al di qua dell’ufficio container, un’immobile piscina che su non sarebbe mai venuta.
E là quella minuscola comunità festeggiò piccole e grandi vittorie, matrimoni e fidanzamenti, arrivi e partenze, benvenuti, arrivederci e addii.
L’addio al celibato di Tommy Whalan, abbandonato-truccato e vestito da donna, in centro a Savona da un perfido Perrone rappresentò lo zenit dello spirito lucetiano.
Ora che nella nuova vasca, bella, coperta e riscaldata, tanti si promuovono protagonisti, ora che è facile, non posso non pensare che sarà impossibile ritrovare quello spirito, diverso ma lo stesso, della Rari dei ragazzini terribili.
Claudio Mistrangelo