La Rari del grande freddo

Continuiamo a rivivere la storia della Rari Nantes Savona attraverso le sensazioni e le emozioni di colui che è stato uno dei giocatori più significativi: Luca La Cava.

… 30 anni …… veramente sono più di trenta! Ormai sono quasi quaranta che continuo a respirare cloro!

… Un arcobaleno di sensazioni, di ricordi, di emozioni.

… Una quantità industriale di aneddoti, di episodi di storie più o meno goliardiche, serie, gioiose o tristi.

Si potrebbe scrivere ben più di un libro.

La mia storia di pallanuotista inizia per caso, sulle orme di un fratello più grande.

Ero alto e magro con leve lunghe; quindi come lui inizio da portiere. Due anni disastrosi nella seconda squadra , “Le Albissole”, con una media ben superiore ai venti goal incassati a partita. Poi passo nella Rari: la mia annata ’63 non è poi cosi ricca di talenti e, quindi, c’è posto anche per me …. Per mia fortuna c’è già un fenomeno di nome Crapiz per cui un altro portiere è inutile: mi mettono a “nuotare”.

E da li in avanti la mia pallanuoto è stata quasi inesorabilmente e continuativamente una gara di nuoto. Pur essendo alto e abbastanza grosso non sono mai stato un forzuto. In palestra mi sono sempre un po’ vergognato dei miei scarsi risultati, ma in acqua … non ce n’era per nessuno.

In quella “mia prima Rari” io ero Humphrey Junior. Tutti avevano un soprannome più o meno simpatico, più o meno offensivo. Il mio era Humphrey junior perché ero il fratello più piccolo e mio fratello era Humphrey, per il vezzo di portare un lungo soprabito stretto in vita alla Humphrey Bogart.

Era una Rari goliardica con uno spogliatoio molto affiatato; con quel sano nonnismo che senza mai superare la soglia del lecito imponeva il rispetto dell’anzianità, dei ruoli e delle gerarchie. Non era facile stare al passo, si doveva sempre dare il massimo e lottare per preservare il proprio spazio e il proprio ruolo.

Poi siamo cresciuti, e così è nata la Rari successiva: la “mia seconda Rari”, meno goliardica, senza i famosi e impareggiabili “processi” alle matricole che arrivavano in prima squadra e che inesorabilmente si concludevano con il taglio dei capelli in una delle svariate versioni del “moicano”; quella Rari, ancora savonese nella sua ossatura ma che, con l’innesto di alcuni fenomeni come Ferretti, Estiarte, Milat e poi Vicevic, ha finalmente portato a Savona i primi trofei.

Ma il vero fil-rouge della mia Rari è il “freddo”.

E’ questa una delle sensazioni più forti e intense che mi hanno accompagnato in questi trenta (quasi quaranta) anni di Rari.

Tredici anni, primi di Giugno, è finita la scuola.

In bicicletta da casa a Savona alla piscina di Albissola Marina, quella di fronte “ai pesci vivi”.

Alle otto del mattino, prima che i bagnanti affollino la spiaggia, ci tuffiamo nell’acqua gelata : è acqua di mare quella usata per riempire la vasca. Terrificante! Oltre alla temperatura insopportabile anche il sale che ti fa bruciare gli occhi; gli occhialini sono un oggetto sconosciuto … e poi un pallanuotista … deve sempre vedere quello che succede! Vietato usare gli occhialini. Nuotare più forte è l’unica speranza di sopravvivenza … oltre al pensiero fisso della focaccia calda che ci aspetta alla panetteria di fronte!

Ho ancora i brividi e le mani viola con la pelle dei polpastrelli macerata e insensibile, al solo pensarci.

Sedici / diciassette anni: incomincio ad aggregarmi alla prima squadra.

Ovviamente il minutaggio della mia presenza in gioco è minimo, ma si deve restare sempre nell’acqua, a volte anche più di mezz’ora fermi nel “pozzetto” (acqua fredda anche lì) delle varie piscine di Camogli, Bogliasco, Nervi , Voltri , dove due volte alla settimana andiamo ad imparare e prendere botte.

Ci odiano tutti; nuotiamo come matti e seppur più giovani e inesperti, osiamo batterli.

Botte tante e soprattutto freddo, tantissimo freddo in quel maledetto pozzetto!

Diciannove anni. Finalmente arriva la seria A.

Ma il freddo è uguale, anche in serie A, anche se sono ormai titolare e nel pozzetto resto poco.

E continuiamo ancora qualche anno a farci ospitare nelle piscine di mezza Liguria.

Solo nell’81 si inaugura la vasca di Corso Colombo ed è scoperta, ancora. E tutto l’anno!!!! E’ alla foce del fiume, una naturale galleria del vento. Ci alleniamo fino alle nove di sera, anche a Gennaio. Anche quando nevica. Ho ancora negli occhi un’immagine per certi versi esteticamente bella ma terrificante. E’ una sera d’inverno, ci cambiamo e ci affacciamo alla scaletta che sale al piano vasca. Il bagliore dei fari che illuminano la vasca mette in risalto i fiocchi di neve che sferzati dal vento ricoprono poi ogni cosa, creando un panorama da cartolina natalizia. Ma non se ne parla nemmeno di saltare un allenamento! E anche il “metodo Udvardi” (doccia bollente prima di entrare), non è un granché!!

Ma gli Scudetti e le Coppe che luccicano in bacheca, fanno dimenticare il freddo … e aiutano ad andare avanti!!!

Passano altri anni, esattamente venticinque, dal 1981 al 2006, e finalmente cominciano i lavori di copertura della piscina di Corso Colombo.

Nel frattempo traslochiamo per un “breve periodo” a Luceto.

Il freddo della piscina dei Mirage e quello di Corso Colombo non sono nulla a confronto! A Luceto c’è direttamente la fabbrica del vento gelato; il mare è troppo lontano per far sentire il suo effetto temperante. Che incubo. Il ghiaccio a bordo vasca ci accompagna spesso negli allenamenti ed in partita.

Persino gli uomini dell’Est, Sapic e Kasas, abituati a climi ben più rigidi dei nostri, soffrono.

Ora fortunatamente siamo al caldo e non dobbiamo più programmare gli allenamenti consultando prima il bollettino meteo.

Comunque, in questi lunghi anni, tutto questo freddo è stato sopportabile grazie alla passione, alla voglia di raggiungere degli obiettivi, alla voglia di vincere.

Grazie anche al calore indimenticabile di tutte le persone che ci hanno sempre seguito: genitori, dirigenti e accompagnatori. Una figura su tutti: il Dott. Selis; mi sembra ancora di vederlo, lì che distribuisce canestrelli spalmati di marmellata sul muretto del sagrato della Chiesa della Ruta di Camogli ad una squadra di ragazzini chiassosi, tra cui il sottoscritto, alle finali regionali under 13 … solo trentacinque anni fa!!

E grazie al calore della gente (sempre tanta in strada, nei negozi, ovunque), dei tifosi ( tantissimi, a formare la più bella e temuta tifoseria dell’epoca), degli amici (sempre presenti sulle gradinate), che con una pacca sulla spalla ti fanno sentire un dio in terra, e in quanto tale …. immune al freddo!!!

E grazie alla tenacia di Claudio che non ha mai mollato, che non ci ha mai fatto saltare un allenamento, che ci ha insegnato a soffrire e lottare ogni giorno per raggiungere i nostri obiettivi … qualunque essi siano, in vasca e fuori.

E poi il 1° di Aprile un simpatico scherzo, cui hanno abboccato in molti, ha fatto credere che

“… basta con la pallanuoto invernale, si torna alla pallanuoto estiva giocata nelle piscine scoperte, e chi non ha la piscina scoperta deve giocare in mare” !

…. E no! Ora che abbiamo la nostra piscina coperta vogliamo soffrire il caldo!

Luca La Cava

(Nella foto in alto un primo piano di Luca La Cava)

1993: il Capitano Luca la Cava alza al cielo la terza Coppa Italia conquistata dalla Rari
Luca La Cava in azione
1982: la Rari in Serie A. Luca La Cava è il secondo in alto da sinistra
1991: la Rari vince il suo primo Scudetto. Luca La Cava è il quarto in alto da sinistra