La Scuola Calcio del Barcellona

LA SCUOLA CALCIO DEL BARCELLONA

INTRODUZIONE

di Chicco Sciacero

Ogni epoca ha i suoi campioni, ma Manuel Estiarte, Manèl alla catalana, è senz’altro speciale, sia per il talento che ha espresso sia per la longevità sportiva, basti pensare che ha esordito in Nazionale A nel 1977 a 16 anni ed ha giocato al top fino al 2000. Ha vinto praticamente tutto quello che si può vincere.

Tutto ciò ha una grande importanza così come l’orgoglio di essere stato per due stagioni suo compagno di squadra e la soddisfazione di avere vinto in quelle stagioni 1 Scudetto e 2 Coppe Italia.

Quello che conta di più, però, è l’amicizia che è nata tra di noi, un’amicizia che ci consente ancora adesso, quando ci sentiamo, io a Savona lui a Barcellona, di scherzare come allora.

Con lui ricordiamo spesso quei due anni, quelli che lui dice essere stati due anni perfetti.

Parliamo spesso di quei momenti, di Mistrangelo e dei compagni di allora, ma anche di amici comuni come la famiglia Falco, famiglia di pallanuotisti alla quale tutti e due siamo legati da profondo affetto.

Oggi Manuel ricopre un’importante carica dirigenziale nel Barcellona, il club calcistico più prestigioso. Per questo a lui ho chiesto di avere qualche notizia sulla famosissima “Cantera”, il settore giovanile dove nascono i campioni del Barça.

Lui ha risposto con piacere e con la sua solita disponibilità. Per questo, ma non solo per questo, ancora una volta grazie Manèl.

 

LA SCUOLA CALCIO DEL BARCELLONA

di Manuel Estiarte

Un anno fa sembrava un’utopia. Però con sforzo, pazienza e talento si è raggiunto un risultato storico. La prima squadra di calcio ha una solida base di vivaio; ed anche 11 giocatori che parlano la stessa lingua. Giocatori formati a partire dalla tecnica ed educati a valori come disciplina, lavoro, sacrificio e rispetto.

Apprendono la professione insieme ad un modello di gioco e di Club. E si legano ed identificano con questa idea e con questo Club.

Da Xavi a Cesc passando per Pujol, Valdes, Iniesta, Messi, Piqué, Busquets, Pedro, Thiago e Fontas. Undici della “Cantera”. Essi simboleggiano l’anima del Club, l’attaccamento alla bandiera. Sono il punto di arrivo di un lungo percorso. Un corso di maturazione cucinato a fuoco lento che ha come punto di partenza la “Masia de Can Planes”, una struttura del XVIII secolo che il presidente José Luis Nunes convertì in residenza per i giovani atleti.

Nei campi di allenamento della Masia si trovano le future promesse.

Però, senza dubbio, la crescita sportiva va legata al profitto negli studi ed alla educazione ai valori.

Il Club dà molta importanza all’educazione, molta. Si formano calciatori, ma si formano anche persone.

Per i giovani atleti le ore di allenamento devono essere compatibili con la formazione intellettuale.

Qualunque promessa della Masia ha molti aspetti su cui concentrarsi per dimostrare che il suo sogno non è un’utopia. A questo proposito la mano di Guardiola è stata molto importante per l’arrivo di Pedro e Busquets in prima squadra, ma la strada per arrivarci è senz’altro diversa caso per caso.

Leo Messi iniziò una carriera folgorante (debuttò a 17 anni), seguirono Bojan e Giovanni, però in altri casi è stata una strada a tappe. Pujol, Busquets, Pedro o Fontas non sono stati bambini prodigio. Di fatto, tutti loro giocavano nelle categorie inferiori in età giovanile, età nella quale Xavi o Messi già giocavano in prima divisione e collezionavano titoli.

Però passando per la “Juvenil A”, “Barça C” e “Barça B” anche loro sono arrivati in prima squadra, anche se non con un cammino così eclatante.

Il Club tratta con molta cura e molta attenzione la “Cantera”. Una selezione che non ha mai fine e che ha la sua ultima tappa, la più gloriosa nell’esordio in prima squadra.

Il risultato sono 11 giocatori formati dalla casa che hanno seguito cammini differenti per arrivare in cima, però tutti hanno tecnica, talento e parlano la stessa lingua calcistica. Un DNA che ha fatto del Barcellona una specie unica.

 

NOTIZIE SULLA “CANTERA”

Guillermo Amor, 43 anni, ha giocato una decina di anni nel Barça e dal 1998 al 2000 nella Fiorentina, oggi è il direttore della “Cantera”, la scuola di calcio più importante del mondo.

Il Barça preferisce scegliere per le posizioni importanti gente del Club.

Gli allenamenti delle giovanili iniziano alle 17 e finiscono alle 21.

I campi a disposizione sono 9 (5 in erba e 4 in sintetico) tutti della stessa misura 105 x 68, ma solo 7 sono a disposizione dei giovani, due sono off limits e sono quelli sui quali si allena la prima squadra. Messi & C. si allenano quasi sempre al mattino. La cura per questi campi è maniacale, l’erba è la stessa del Camp Nou e viene tagliata dallo stesso giardiniere.

I genitori non possono entrare, possono accedere alle tribune solo una volta alla settimana, il giorno della partita.

La “Cantera” ha 13 squadre dai 7 ai 17 anni poi ci sono le categorie professionali con la Juvanil A ed il Barcellona B che gioca nella “Segunda” (Serie B).

Ci sono 210 ragazzi ed il 70% sono catalani. Alcuni alloggiano alla Masia. C’è chi arriva anche da lontano rispetto alla “Ciudad Deportiva Joan Gamper”, ma il Club si preoccupa de loro trasporto a volte anche fornendo un insegnante che nel tragitto li aiuta nei compiti.

Il motto è “pase y control”: “passaggio e controllo”.

Tutte le squadre giocano il 4 – 3 – 3 di Guardiola ed i ragazzi vengono formati con l’idea di dominare la situazione con il possesso palla.

Il criterio di selezione è, ovviamente, basato sul talento, ma tenendo ben presenti i comportamenti nel privato ed il profitto negli studi.

Ci sono circa 50 tra allenatori, massaggiatori e dirigenti. Il costo per il Club è di circa 15 milioni all’anno.

A giudicare dai risultati, però, sembrano essere soldi spesi bene.

IL COMMENTO

di Claudio Mistrangelo

Richiesto dal suo ex compagno di squadra Chicco Sciacero di qualche osservazione sulla fenomenale scuola calcistica del Barcellona calcio da inserire in un’antologia delle scuole sportive, obiettivo dell’anno di questa piccola “Area Tecinca”, Manuel Estiarte ha scelto questo breve scritto che, però, ci indica un modello di straordinaria efficacia e ci offre alcune osservazioni, alcune idee su cui riflettere.

L’idea che gli atleti vadano educati non solo come calciatori, pallavolisti o pallanuotisti, ma anche come ragazzi che devono crescere, studiare, conoscere altro per diventare adulti così da avere domani campioni più maturi e, comunque, così da regalare a tutti, anche ai non campioni, un’esperienza positiva di formazione.

L’idea che la tecnica “pase y control” (e non, ad esempio, le capacità condizionali) sia l’elemento principe, la cifra della formazione giovanile.

L’idea che alla base di tutto l’allenamento, di tutto l’insegnamento sportivo ci sia un modello, uno stile, un’identità di gioco che si travasa dalla 1^ Squadra a tutte le formazioni giovanili.

L’idea che un sistema di selezione chiuso, operante in automatico, con parametri rigidi sia un errore, perché non c’è sistema di selezione che possa comprendere tutti e che, quindi, la pazienza dell’osservazione, il riconoscimento di un valore non ancora palesato, siano le grandi qualità di una selezione che segue ogni atleta come un individuo meritevole di attenzione e di studio. L’idea, insomma, che a fare la buona cucina siano i buoni cuochi e non le buone ricette.

L’idea che la maturazione di un atleta ha tempi molto diversi (altrochè a 17 anni o sei buono o sei da buttare) e che la pazienza di fornire occasioni di crescita (Barça B , C) , di guardare e di riguardare quello che “occhi che sanno vedere” avevano intravisto è la qualità principe di un processo di selezione.

Infine, l’idea che uno spirito identitario, fatto di filosofia di gioco, di stile, di comportamento, di convinzioni comuni sullo sport e sui suoi valori, cementato da una crescita comune, consegni agli atleti un orgoglio e uno spirito di appartenenza che rappresenta un patrimonio difficilmente scalfibile e che, al di là del risultato che può anche dipendere da un soffio, sia il vero valore vincente.

 

MANUEL ESTIARTE

Dati biografici

Nome Manuel Estiarte Duocastella

Nato a Manresa (Spagna) il 26 ottobre 1961

Altezza 178 cm

Peso 72 kg

Carriera sportiva

A 17 anni debutta ai Mondiali di Berlino e a 19 anni ai Giochi olimpici di Mosca del 1980 diventando il goleador della competizione; si ripeterà anche nelle edizioni del 1984, a Los Angeles e del 1988 a Seul.

Con la Nazionale ai Giochi olimpici ha conquistato 1 oro (1996) e un argento (1992).

Il suo palmarès può vantare anche l’oro ai Mondiali di Perth del 1998 e gli argenti ai Campionati mondiali di Perth 1991 e Roma 1994, tre bronzi nella Coppa del Mondo di pallanuoto nel 1985, nel 1991 e nel 1999 e infine un argento ai Campionati europei di Sheffield nel 1993.

Complessivamente con la Nazionale ha disputato 578 incontri.

Dopo il ritiro

Nel 2000 è entrato a far parte del Comitato Olimpico Internazionale. Nel luglio 2008 passa al mondo del calcio diventando capo delle pubbliche relazioni del Barcellona su idea del suo amico di infanzia Josep Guardiola.

Palmarès

Club

Coppa dei Campioni: 2 (1982, 1988)

Coppa delle Coppe: 3 (1992, 1993, 1994)

Coppa LEN: 1 (1996)

Supercoppa d’Europa: 4 (1982, 1988, 1992, 1993)

Campionato spagnolo di pallanuoto maschile: 5 (1980, 1981, 1982, 1983, 1992)

Coppa di Spagna: 1 (1992)

Campionato italiano maschile di pallanuoto: 4 (1987, 1991, 1997, 1998)

Coppa Italia: 5 (1986, 1989, 1990, 1991, 1998)

Squadre di club

1975 – 1979 Manresa

1979 – 1985 Barcelona

1985 – 1989 Pescara

1989 – 1991 Savona

1991 – 1992 Catalunya

1992 – 1994 Pescara

1994 – 1995 Volturno

1995 – 1999 Pescara

1999 – 2000 Barceloneta

Nazionale

1977 – 2000 Spagna presenze 578

MANUEL ESTIARTE

di Claudio Mistrangelo

Tra le fortune che mi sono capitate nella mia felice carriera di allenatore quella di allenare Manuel Estiarte è stata sicuramente una delle più grandi se non la più grande.

Miglior giocatore della sua epoca (o di sempre ?), vantava ogni virtù pallanuotistica compresa paradossalmente quella di essere di taglia normale (ha sempre raccontato che quando diceva di essere un pallauotista induceva chi non lo conosceva ad una certa incredulità ).

Visione di gioco, senso tattico, velocità, contropiede, coordinazione, fiuto della rete, creatività, e il tutto in misura eccezionale, facevano di lui uno dei fenomeni della pallanuoto mondiale.

Eppure gli aspetti che più mi colpirono furono altri: il senso della squadra, l’aiuto indiretto, soft o sussurrato all’allenatore, la stima dei compagni e la stima che i compagni gli portavano, nonostante fossero in parte oscurati dalla sua fama, furono perle trovate e inaspettate da parte del sottoscritto che lo allenava.

Furono anni vincenti e divertenti, di una squadra fortissima, con un campione-simbolo fantastico e un modesto travet di bordovasca a guidarla.

Quindi, trovarlo anni dopo al Barcellona Calcio, cioè sulla vetta mondiale degli sport di squadra, mi ha sorpreso solamente perché pensavo che il mondo del calcio fosse chiusissimo ai non addetti.

Evidentemente il Barça e Manuel Estiarte sanno essere non solo eccezionali, ma anche eccezioni.