La Rari di Giovanni Selis

Pubblichiamo oggi il primo intervento di rievocazione storica di CLAUDIO MISTRANGELO che ricorda i 30 anni in Serie A e non solo. Un articolo che vuol essere un intermezzo, tra i tanti scritti dai protagonisti del passato e già giunti in società, di chi la storia della Rari sta continuando a farla.

Nella Rari sono entrato nel lontanissimo 1964 . In realtà la Rari fino al ’77 si sarebbe chiamata Amatori Nuoto e aveva un sezione di nuoto ed una di pallanuoto. Fui reclutato in un torneo bagni cui partecipai con i bagni Sant’Antonio, lo stabilimento balneare dove, da mane a sera, trascorrevo quelle lunghissime estati dei giovani studenti degli anni ’60, estati che duravano tutto settembre, fino a che, il 29 o il 30 del mese, non venivamo cacciati, io e gli altri baldi giovanotti, dal bagnino disperato. Sì, perché eravamo un bel gruppetto, tutti insieme avevamo partecipato a quel torneo, lo avevamo vinto e tutti insieme eravamo stati reclutati nella Rari.

Alla Rari trovammo altri giovani provenienti da altri bagni e qualche “professionista” , nel senso che alla Rai c’era già e se la tirava da esperto pallanuotista.

Io, fino ad allora, la pallanuoto l’avevo vissuta solo come giovane spettatore portato lì, nella piscina Aurelia, dal mio amico Rocca. La prima squadra della Rari partecipava allora al campionato di Serie C ed era fatta quasi tutta di genovesi (Pegan, Fortilli, Fibrini …) e di pochi savonesi e noi giovani, reclutati in quell’estate del ’64, avremmo rappresentato il primo (o era già il secondo ?) tentativo di savonesizzazione e di ringiovanimento dei tanti che poi avrei vissuto alla Rari.

Ma, allora, tutto questo non lo capivo e non mi interessava. Mi interessavano il gioco che mi divertiva più del calcio (non parliamo poi del nuoto: avevo fatto un tentativo che andò talmente male che nessuno poi sarebbe più riuscito a farmi nuotare 500 metri non pallanuotistici) e mi interessavano ancora di più le ragazze che si interessavano ai giocatori di pallanuoto. Ero giovane, era estate, c’erano gli amici e c’erano le ragazze: nessuna stagione delle tante alla Rari sarebbe mai stata così spensierata e dolce … Ci si allenava solo d’estate nella piscina Aurelia di Albissola Mare, ora splendido impianto Mirage, ma allora vera tinozza, acqua da fredda a fredda , da sporca a molto sporca, da clorata a troppo clorata.

I miei miti erano due giocatori savonesi: Ugo Noberasco ed Andrea Dotta. Dove sia finito il primo non lo so ( mi dicono Londra), il secondo finì i suoi giorni di lì a qualche anno, giovanissimo come tutti gli eroi, cadendo in un crepaccio, quando non era più il mio eroe, ma il mio capitano perché la squadra era stata ringiovanita con la leva pallanuotistica del ’50 (insomma con quelli del torneo bagni) , si era rinunciato ai genovesi e alla Serie “C” e si era ricominciata l’attività dalla Serie D.

Quella era la Rari di Giovanni Selis.

Lui ne era l’assoluto tutto. Era il reclutatore e svolgeva questa missione tra la piscina in estate e il Pronto Soccorso in inverno, dove trovava tutti i giovani un po’ più alti e un po’ più grossi bisognosi di sport, anzi di pallanuoto (“che fa bene come il nuoto ma in più bisogna essere intelligenti” e sai i casini che scoppiavano con quelli del nuoto !). Era l’organizzatore delle trasferte, rifocillate dai panini e dalle bombe energetiche di uova sbattute. Era il tesoriere, ne fu l’allenatore per due anni (in tandem con il dott. Faucci), ne era persino il temutissimo versatore dei bidoni di salvifico, ma intollerabile cloro serale che ci allontanava dai tiri che non avremo mai smesso. Fu il lungimirante dirigente che si battè per la piscina da 25 metri di Trento e Trieste che avrebbe cambiato la storia della Rari.

Magnificamente retorico perché il cuore doveva andare sempre oltre l’ostacolo, il gioco essere garibaldino ed il pallanuotista avere le palle. Esageratamente scaramantico, come tutti gli sportivi, perché “la fortuna non esiste ma la sfiga sì”. Con una Erre e una Elle da URLO (appunto) che bisticciavano con quelle reali dei nomi così che la formazione Di Stefano, Cola 1°, Cola 2°, Cavallo … veniva telefonata e, quindi, consegnata alle cronache come “Di Stefano, Cora1°, Cora 2°, Cavarro…” Enormemente generoso verso tutti, ma verso di noi di più perché eravamo “i suoi pallanuotisti”. Sportivo perché la vittoria dell’avversario andava virilmente accettata e perchè non bisogna piangersi addosso, anzi non bisogna piangere per niente e se proprio devi piangere vai a nasconderti …

E’ stato il mio padre sportivo: fu lui a reclutarmi alla Rari in quel lontanissimo ’64; fu lui ad “obbligarmi” al ruolo di allenatore delle giovanili nel ’72; fu lui a reclutare con me quel gruppo di ragazzini terribili e di genitori dirigenti che avrebbe negli anni ’70 posto le basi del “miracolo Rari”.

Lasciò la Rari nel ’78 perché non accettava la svolta – a suo dire – professionistica che io ed il gruppo di genitori – dirigenti stavamo dando alla Rari.

Non tornò mai sui suoi passi, ma la sera del primo scudetto, nel ’91 era a bordo vasca, ci abbracciammo e qualche lacrima (rigorosamente virile) spuntò. Poi mi indicò i suoi pantaloni, un po’ corti un po’ stretti: erano quelli indossati nel lontano 1975 quando da Terranova Bracciolini giunse al Pronto Soccorso la notizia del primo titolo giovanile nazionale della Rari.

Claudio Mistrangelo

A.N.Savona Trofeo Colombo 7 Agosto 1963
Savona allievi 1964
Quinto-Savona 1966
Savona 1966 in acqua
Savona Serie D 1966
Discorso Dottor Selis inaugurazione piscina coperta Savona 1973
1975 campioni d’italia esordienti foto di gruppo al rientro
Festa dopo scudetto allievi 1976
Piscina Albissola Marina
Lonzi, Mistrangelo e Selis prima partita in Corso Colombo